Appare sempre più lampante che viviamo in un mondo con scarsissima memoria. Scorrono davanti ai nostri occhi, in un bombardamento forsennato, una moltitudine d'immagini e di notizie che rendono la nostra vita apparentemente informata ma, nella realtà, tutto questo non ci permette un riscontro stabilizzante nel nostro vivere quotidiano, con importanti contraccolpi sulla nostra storia individuale e collettiva. Questo nostro indotto evadere quotidiano trova un altro riscontro fuorviante nel continuo, incessante, mutamento paesaggistico. Intere generazioni sono cresciute in paesaggi quasi immacolati per lunghi tempi, dove il territorio influenzava e modellava l'esistenza dell'uomo, ma ora la situazione è enormemente mutata. In questo spaesamento generale, il recupero della memoria storica familiare può essere un sostentamento da adottare per riscoprire quelle radici che, altrimenti, una società globalizzata ed in continua mutazione tralascia di esperimentare con le auspicabili attenzioni del caso. Anche recentemente, uno dei pensatori più acuti del nostro tempo, Zygmunt Bauman, ha proprio posto l'accento sulla precarietà che subisce l'individuo moderno nei riguardi dell'identità che, come si rimarca sempre di più, è insicura come la nostra stessa odierna sussistenza. Nell'opera di Giorgia Beltrami l'attenzione è posta nei riguardi della reminiscenza particolare e altrui, cercando di carpirne alcuni importanti stimoli per una ricerca artistica che vuole essere primariamente una rappresentazione di un'idea non scevra da implicazioni profonde verso l'individuale e il collettivo, sempre più minacciati da una deriva di tipo tecnicistico e industriale che pare avere disimparato ogni riferimento all'umano. L'esistente diviene uno stimolo per un'indagine sulla memoria in cui diviene centrale una forte implicazione d'impegno civile verso il prossimo. Le rappresentazioni sono un pretesto di tipo intimo per rimarcare un patimento esistenziale generale, in cui è la stessa umanità che è analizzata, per carpirne una sua idea di permanenza nella continua modificazione del mondo contemporaneo. I continui cambiamenti territoriali sono presentati attraverso una sottolineatura delle loro caratteristiche problematiche e giustapposti a prolificazioni di caratteristiche rimembranze, rappresentanti una possibile garanzia dell'umano da un avvenire incerto. Il filtro della memoria proposto dalle raffigurazioni di Giorgia Beltrami rappresenta un viatico per una nuova dimensione dell'essere umano contemporaneo, con lo sguardo rivolto in avanti ma non dimentico dell'identità e della storia collettiva.